
C’è stato un tempo in cui “fare SEO” significava inseguire keyword, ottimizzare title e meta description e inserire meta tag, con un unico obiettivo: scalare la SERP e raggiungere la tanto agognata prima posizione.
Oggi, quell’epoca sembra lontanissima e molte cose sono cambiate da quando non si parla più solo di parole chiave, ma di intenti di ricerca. Soprattutto da quando Google non è più un semplice motore di ricerca, ma un motore di scoperta: un ecosistema intelligente che interpreta, collega e risponde, spesso prima ancora che l’utente formuli la domanda.
Con l’arrivo di AI Overview e AI Mode, poi, la logica è cambiata ulteriormente. Ora l’obiettivo non è più posizionarsi davanti a un altro risultato, ma essere scelti dall’intelligenza artificiale come risposta generale o come soluzione più adatta a quello specifico utente.
Vediamo insieme cos’è oggi Google, come si sta evolvendo e quale impatto avrà sui contenuti digitali e sulle strategie di visibilità dei brand.
Il brand come segnale di fiducia
Con l’introduzione di AI Overview e AI Mode, Google ha ridefinito il modo in cui gli utenti interagiscono con le informazioni.
Nel primo caso, AI Overview offre una sintesi generata dall’intelligenza artificiale che integra fonti diverse per fornire una risposta completa e immediata, posizionandosi sopra i risultati organici tradizionali. Nel secondo, AI Mode, la ricerca diventa una conversazione interattiva: l’utente può approfondire, chiedere chiarimenti alla AI e ricevere risposte sempre più contestualizzate, in un flusso continuo che riduce il numero di clic e di fonti consultate, ponendo al centro la persona e le sue reali esigenze.
È qui che il brand assume un ruolo centrale: non è più un tassello del piano marketing, ma la sua architettura portante. Non vince chi domina una keyword, ma vince chi costruisce un’identità capace di rappresentare un intero bisogno.
Google e le intelligenze artificiali, infatti, premiano i segnali di fiducia: citazioni spontanee, ricerche di brand, coerenza di tono, competenza percepita. È così che si definisce oggi la branded visibility, che non si limita a essere trovati in SERP, ma a essere riconosciuti come fonte autorevole e affidabile.
La sostanza non cambia: capire l’intento
Negli ultimi mesi il mercato del digital marketing sembra vivere un nuovo fermento di sigle: GEO, LLMO, AEO. Ma dietro l’apparente novità degli acronimi si nasconde un principio che rimane la base della SEO tradizionale: comprendere l’intento di ricerca e trasformarlo in risposte realmente utili.
- La GEO (Generative Engine Optimization) rappresenta l’evoluzione della SEO nel contesto dei motori di ricerca generativi: non si tratta più di ottimizzare una pagina per un risultato statico, ma di creare contenuti capaci di essere interpretati e citati dalle IA che generano risposte dinamiche.
- La LLMO (Large Language Model Optimization) sposta l’attenzione sull’interazione con i grandi modelli linguistici, come Gemini o ChatGPT: significa progettare testi, dati e segnali che questi modelli riconoscano come affidabili, coerenti e pertinenti.
- Infine, la AEO (Answer Engine Optimization) è la naturale prosecuzione di questo percorso, concentrandosi sulla capacità dei brand di fornire risposte dirette, complete e autorevoli, spesso senza che l’utente debba nemmeno visitare il sito web.
In questo nuovo modello di comprensione semantica da parte di Google, la SEO tradizionale non scompare: cambia forma, si espande e diventa più strategica. Le sue fondamenta (l’analisi dell’intento, l’architettura dei contenuti, la chiarezza semantica e la costruzione dell’autorevolezza) restano il cuore pulsante di ogni progetto di visibilità organica. Ma oggi si aggiunge un nuovo livello, quello dell’intelligenza contestuale, dove i contenuti devono essere comprensibili per le IA, coerenti nel tono e pienamente integrati nella narrazione del brand.
La sfida, quindi, diventa costruire un ecosistema di contenuti che sappia farsi trovare, interpretare e, soprattutto, ricordare.
Oltre l’ottimizzazione: costruire una presenza che attira
Nel nuovo ecosistema di Google, è importante inoltre comprendere che le risposte non si limitano più alle pagine dei siti web. Il motore di ricerca, infatti, restituisce profili social, video, immagini, podcast, articoli e menzioni che concorrono insieme a delineare la reputazione complessiva di un brand.
Ogni contenuto diventa di conseguenza un potenziale punto di contatto e la SEO non può più fermarsi all’ottimizzazione dei testi: deve estendersi a tutto ciò che rappresenta il marchio online; la voce nei social, l’identità visiva, la coerenza nei messaggi e la capacità di creare dialogo.
Essere visibili oggi significa abitare l’ecosistema digitale in modo coerente, curando la propria presenza su ogni canale con la stessa attenzione con cui si ottimizzerebbe una landing page.
Non serve presidiare tutto, ma scegliere i canali che meglio riflettono la personalità e i valori del brand. Le intelligenze artificiali, infatti, imparano da ogni segnale: dai commenti ai post su LinkedIn ai titoli dei video su YouTube, dalle recensioni alle collaborazioni. Ogni contenuto contribuisce a costruire un’immagine complessiva di autorevolezza e fiducia.
Parallelamente a questa evoluzione organica, anche la pubblicità digitale vive una fase di profonda trasformazione.
L’espansione del digital advertising e il nuovo equilibrio della visibilità
Mentre la SEO evolve sotto la spinta dell’intelligenza artificiale, anche il mercato della pubblicità digitale continua a crescere, segnando un cambiamento profondo nelle strategie di visibilità.
Secondo l’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano, nel 2025 l’online ha superato il 50% della raccolta pubblicitaria complessiva, con una crescita del 10% su base annua. Il settore è trainato soprattutto dalla TV 2.0 (+23%) e dal Retail Media (+27%), due ambiti che evidenziano la convergenza tra contenuti, dati e comunicazione.
L’incremento dell’adv digitale e la concentrazione nelle mani dei grandi player internazionali impongono ai brand di ripensare la propria presenza, spostando l’attenzione dal singolo canale all’esperienza complessiva.
L’intelligenza artificiale accelera questa transizione, trasformando la pianificazione pubblicitaria in un processo continuo e dinamico, dove la misurazione e l’ottimizzazione avvengono in tempo reale.
In questo contesto, SEO, advertising e branding diventano parte di un unico ecosistema: la visibilità non si costruisce solo con le parole chiave o con l’investimento media, ma con una narrazione coerente che unisce dati, contenuti e fiducia.
A completare questo quadro in evoluzione, Google introduce una novità che cambierà il modo di intendere la pubblicità nel suo ecosistema.
Google Ads entra in AI Overview: la pubblicità nel motore di risposta
L’evoluzione del digital advertising passa anche da Google, che ha annunciato l’integrazione di Google Ads all’interno di AI Overview. Una novità che ridefinisce il ruolo degli annunci nel contesto delle ricerche informativo-navigazionali, dove l’AI genera risposte sintetiche e personalizzate.
In questo nuovo spazio, gli annunci non puntano più solo alla conversione diretta, ma accompagnano l’utente nel percorso di scoperta, intercettando i suoi bisogni in modo più naturale e pertinente. Si tratta di un approccio che valorizza la coerenza tra domanda e risposta, integrando il messaggio pubblicitario nel flusso informativo senza interrompere l’esperienza.
Un passo che segna l’inizio di un nuovo modello di visibilità: più contestuale, meno invasivo e sempre più guidato dall’intelligenza artificiale.
Fonti:
La visibilità si merita, non si conquista
In questo scenario complesso e in continua evoluzione, inseguire la “prima posizione” ha sempre meno senso. Le ricerche sono fluide, personalizzate e multicanale, spesso generate da conversazioni con l’AI o da percorsi di navigazione che si estendono su più piattaforme.
Il vero obiettivo non è essere trovati per primi, ma essere riconosciuti come punto di riferimento, capaci di generare dialogo e costruire community. Per riuscirci serve una strategia che unisca SEO, comunicazione e branding in un’unica visione.
Ed è qui che entra in gioco Creativi Digitali: un’agenzia capace di integrare competenze tecniche e visione strategica per aiutare le aziende a sviluppare una presenza digitale solida, coerente e riconoscibile. Dal potenziamento dei contenuti organici alla gestione dei social, dalla definizione del tone of voice all’ottimizzazione cross-channel, il lavoro di squadra tra brand e agenzia diventa la chiave per costruire visibilità che dura nel tempo, con identità, coerenza e un racconto autentico.



